Questo contributo, dal titolo un po’ “scolastico”, vuole portare la Vostra attenzione sull’importanza e sull’efficacia del “diario di allenamento”, strumento purtroppo snobbato ed evitato da molto atleti, sconosciuto ad altri.
Quando mi capita di spiegare l’importanza di questo strumento ( che diventa un alleato prezioso nella preparazione delle gare), incontro ancora un po’ di resistenze; alcuni (coloro che non lo utilizzano) ritengono che sia “una cosa per fissati”, e che sia meglio evitare di registrare allenamenti e sensazioni. Questa tendenza sta fortunatamente cambiando, grazie anche all’utilizzo sempre più diffuso di vari dispositivi che monitorizzano gli allenamenti e consentono di memorizzare una serie importante di dati che riguardano le attività.
Personalmente ritengo che sia importante sapere quello che si è fatto, e come lo si è fatto. Il diario di allenamento ci consente di ricordarci se il carico esterno ( ossia tutto ciò che è misurabile tipo velocità o potenza erogata ) produce un carico interno ( esempio la risposta cardiaca ad un carico di lavoro, come risultato delle risposte organiche indotte dall’adattamento allenante che stiamo generando) che desideriamo, o se abbiamo risposte differenti. Ci può essere ad esempio un periodo in cui corro agevolmente ad un’andatura prestabilita, mentre può succedere che alla stessa andatura la risposta cardiaca è maggiore. Appuntarsi questi dati sul diario aiuta a capire quali scelte allenanti è meglio fare e come ponderare i successivi adattamenti.
Ognuno di noi risponde in modo personale ad un carico di allenamento, e queste risposte possono variare in modo soggettivo, generando nello stesso atleta situazioni inaspettate: la condizione fisica del momento, i livelli di stress, le condizioni climatiche, sono tutte situazioni che alterano le prestazioni, e che s e riportate su di un diario, ci permettono di dare maggiore qualità alla reportistica che deve andare oltre il semplice dato “quantitativo”! Non basta scrivere quanti chilometri si percorrono, ma è meglio appuntarsi, come e in che condizioni questi chilometri sono stati percorsi.
C’è poi un aspetto psicologico che non va trascurato: la consapevolezza di aver sostenuto un buon carico di lavoro, e di averlo sopportato con una buona qualità, aiuta senza dubbio ad affronatre gare impegnative con maggiore tranquillità.
Quindi….non solo “buon allenamento”..ma “buon diario di allenamento” a tutte/i!!!