[storie running] Parli sempre di corsa

Sabrina Coppola, Fisioterapista e Osteopata

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Tu e la corsa vi siete sempre amati. da sempre.

all’inizio senza saperlo.

da quando da pulcino della squadretta di calcio del quartiere, andavi ad allenamento correndo, con 10 chili di borsone sulle spalle. e dopo tornavi a casa, stanco, sempre correndo.

quando il professore diceva “ragazzi oggi c’è il test di cooper per la campestre” e tutti stavano male. e ti prendevano in giro quando ti vedevano contento a sudare nei 3/4 d’ora di educazione fisica a correre attorno alla palestra del liceo.

persino quando parli, nel quotidiano. “ma parla piano! parli sempre di corsa, rallenta”, ti sei sentito dire.

quando hai corso dietro a un pallone con un fischietto, respirando l’aria nei campi da calcio. 18 anni di corsa. prima nei campetti del Veneto, poi in tutta la Penisola. Dal freddo della val d’aosta al fuoco della sicilia. Dalla neve di Saint Vincent all’inferno di Alcamo. La nebbia di Sant’Angelo Lodigiano. Il sole di Igea Marina.

Poi via il fischietto, e hai continuato a correre con una bandierina in mano, su e giù per una linea, come una staffetta. sul ghiaccio di Bolzano, il fango di Cremona, la polvere di Nuoro, il verde di Reggio Emilia, Cesena, Ferrara, Lucca, Como. Sempre correndo.

e gli allenamenti in pista: scatti, test, ripetute, 3000, guarda quelli dell’atletica come corrono…ma chi glielo fa fare? prova a starci dietro. sudore, fatica, conati di vomito, adrenalina. soddisfazione per il solo provare a correre con loro.

poi vi siete allontanati di brutto. 3 anni di assenza. forse ne avevate abbastanza l’uno dell’altro. forse era il momento di fermarsi. forse.

Aprile 2013. strano momento di vita. una storia d’amore che traballa, l’inizio della fine. una sera ti trovi solo, smarrito, distrutto. ti senti come un novello Forrest Gump che prende ed esce di casa, con la maglia di cotone che hai addosso in quel momento e le prime scarpe consumate che trovi.

corri a perdifiato, torni a casa, quella notte dormi come un bambino. è di nuovo colpo di fulmine.

si. il giorno dopo è una nuova vita.

passano i mesi. i primi sono difficili, sei un runner inesperto. dolori, acciacchi, vuoi strafare. Le unghie nere che se ne vanno. Le ginocchia che protestano. I polpacci che bestemmiano. Soffri, imprechi, tieni duro, sotto il sole di Agosto. Poi studi e inizi a capire meglio, c’è un piccolo nuovo mondo da scoprire: percorsi, tabelle, battito cardiaco, riposo, parole nuove: progressivo, lunghissimo, pronazione, scarpe protettive, soglia anaerobica.

oggi. Dicembre 2013. Non è passato nemmeno un anno, ne sembrano trascorsi 10. stai bene. vai a letto ripensando all’ultima corsa fatta: 25 km tra una nebbia leggera, il cenno affaticato di pochi runners incrociati lungo la strada. il saluto stanco dei vecchi che passeggiano e ti sorridono. l’odore dei fossi. il tuo cuore che batte. i muscoli che vibrano. la tua mente libera.

Tu e la corsa vi siete sempre amati, da sempre.